L’attuale museo diocesano si sviluppa attraverso 15 sale in attesa che siano completati i restauri del Piano Nobile del palazzo.
La collezione si propone di offrire ai visitatori uno sguardo su oltre otto secoli di storia della Chiesa palermitana.Sono state selezionate circa 200 tra pitture, sculture e opere d’arte decorativa che vanno dal XII al XIX secolo, provenienti per lo più da chiese palermitane distrutte, non più officiate o non in buone condizioni di sicurezza.Il percorso espositivo permanente è misto.Le opere esposte raccolgono parte dei pezzi presenti nei primi tre allestimenti (1927, 1952, 1972) e altre acquisizioni più recenti. Al primo gruppo fanno capo, ad esempio, la collezione di mattonelle maiolicate di mons. Lagumina, la tavola medievale di Santa Rosalia, le statue quattrocentesche di Sante Vergini della cappella di Santa Cristina in Cattedrale (incluso il frammento dell’arco marmoreo della stessa), alcuni rilievi cinquecenteschi, come La caduta di Cristo durante la salita al Calvario, la Santa Cecilia del Barbalonga, il Cristo deposto in cera di Anna Fortino e i paliotti ricamati in corallo.L’esposizione del 1952 rappresenta ancora la fisionomia sostanziale del museo, per cui da quella derivano gran parte delle tavole fondo oro esposte nella sala II, tra cui il mosaico con la Madonna orante, il Ruolo dei confrati defunti di Antonio Veneziano, l’Abramo e i tre Angeli, come anche delle pitture quattro-cinquecentesche (Santi Crispino e Crispiniano, Tommaso de Vigilia, Mario di Laurito, Andrea del Brescianino ed altri), le sculture lignee della Madonna di Monserrato e di San Sebastiano, la Santa Rosalia di Vincenzo la Barbera, nonché tre tele di Novelli e tanto altro. La collezione esposta venne arricchita progressivamente fino a risultare quella pubblicata nella guida di monsignor Pottino nel 1969.Dal 1972 furono ripristinate le sale del vecchio allestimento dove vennero aggiunti alcuni dei numerosi esemplari ricoverati da chiese dismesse anche negli anni precedenti. Giunsero così al museo nel corso degli anni, ad esempio, la duecentesca Madonna della Spersa, l’Incoronazione di Santa Rosalia di Vito D’Anna, Palermo liberata dalla Peste di Wobreck, la statua di San Nicolò di Bari, e la Lapidazione di Santo Stefano di Bernardo Castello.
La collezione si propone di offrire ai visitatori uno sguardo su oltre otto secoli di storia della Chiesa palermitana.Sono state selezionate circa 200 tra pitture, sculture e opere d’arte decorativa che vanno dal XII al XIX secolo, provenienti per lo più da chiese palermitane distrutte, non più officiate o non in buone condizioni di sicurezza.Il percorso espositivo permanente è misto.Le opere esposte raccolgono parte dei pezzi presenti nei primi tre allestimenti (1927, 1952, 1972) e altre acquisizioni più recenti. Al primo gruppo fanno capo, ad esempio, la collezione di mattonelle maiolicate di mons. Lagumina, la tavola medievale di Santa Rosalia, le statue quattrocentesche di Sante Vergini della cappella di Santa Cristina in Cattedrale (incluso il frammento dell’arco marmoreo della stessa), alcuni rilievi cinquecenteschi, come La caduta di Cristo durante la salita al Calvario, la Santa Cecilia del Barbalonga, il Cristo deposto in cera di Anna Fortino e i paliotti ricamati in corallo.L’esposizione del 1952 rappresenta ancora la fisionomia sostanziale del museo, per cui da quella derivano gran parte delle tavole fondo oro esposte nella sala II, tra cui il mosaico con la Madonna orante, il Ruolo dei confrati defunti di Antonio Veneziano, l’Abramo e i tre Angeli, come anche delle pitture quattro-cinquecentesche (Santi Crispino e Crispiniano, Tommaso de Vigilia, Mario di Laurito, Andrea del Brescianino ed altri), le sculture lignee della Madonna di Monserrato e di San Sebastiano, la Santa Rosalia di Vincenzo la Barbera, nonché tre tele di Novelli e tanto altro. La collezione esposta venne arricchita progressivamente fino a risultare quella pubblicata nella guida di monsignor Pottino nel 1969.Dal 1972 furono ripristinate le sale del vecchio allestimento dove vennero aggiunti alcuni dei numerosi esemplari ricoverati da chiese dismesse anche negli anni precedenti. Giunsero così al museo nel corso degli anni, ad esempio, la duecentesca Madonna della Spersa, l’Incoronazione di Santa Rosalia di Vito D’Anna, Palermo liberata dalla Peste di Wobreck, la statua di San Nicolò di Bari, e la Lapidazione di Santo Stefano di Bernardo Castello.
Di recente sono entrate a far parte dell’attuale esposizione numerosi pezzi di notevole rilevanza, come l’affresco quattrocentesco della Madonna dell’Itria, le Santa Rosalia di Giacinto Calandrucci e di Nicola Malinconico, ed altro ancora.